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L’Atrofia Vulvo Vaginale – Una patologia troppo spesso sottovalutata

L’Atrofia Vulvo Vaginale – abbreviata spesso in AVV – è una vera e propria condizione patologica che colpisce il 50% delle donne e, nonostante questa frequenza, la diagnosi è spesso tardiva, perché i sintomi non sono facilmente riconoscibili e individuabili. Soprattutto durante la menopausa, i livelli ormonali, in particolare gli estrogeni, cominciano a diminuire. Ciò ha un impatto sulla vita quotidiana con conseguenze sull’umore, sulla vita intima di coppia, sul desiderio, oppure sul cambiamento di consistenza di capelli e pelle, che diventano più sottili e secchi.

Allo stesso modo, l’ambiente all’interno della vagina può cambiare, diventando meno lubrificato e più fragile, portando quindi alla secchezza vaginale, al prurito o al dolore durante i rapporti. Questi cambiamenti possono anche esporre le donne al rischio di ricorrenti infezioni vaginali e problemi del tratto urinario. Un quadro che non deve gettare nello sconforto: tutto questo può avvenire se la menopausa in generale, e la salute intima nelle varie fasi di vita biologica della donna, vengono trascurate.

atrofia vulvo vaginaleAtrofia Vulvo Vaginale – Un disturbo poco noto che merita una terapia specifica

Purtroppo ad oggi l’Atrofia Vulvo Vaginale è una patologia ancora poco conosciuta e sottovalutata anche se ha delle conseguenze molto impattanti dal punto di vista della qualità di vita della donna. La maggior parte delle donne, infatti, non sa che l’atrofia vaginale è legata, nella maggior parte dei casi, alla carenza di estrogeni che si manifesta con l‘avanzare dell’età e proprio per questo di solito, se non curata, si cronicizza con il passare del tempo. Una malattia che, nonostante l’ampia diffusione, è ancora oggi decisamente sottostimata: il coinvolgimento delle parti intime provoca spesso disagio e vergogna nelle donne, che tendono quindi a trascurare questa patologia, con inevitabili conseguenze sia di salute che sulla vita di coppia. I percorsi terapeutici per la sua cura sono diversi: dai lubrificanti vaginali alla terapia estrogenica locale, sino ad un nuovo trattamento senza farmaci basato su strumenti innovativi di ultima generazione.

Al contrario di altri sintomi della menopausa, come le vampate di calore, l’atrofia vulvo-vaginale è una condizione che nella maggior parte dei casi tenderà a peggiorare con il trascorrere degli anni se non trattata. Ben il 63% delle donne in post menopausa pensa che i disturbi “passeranno con l’età” e di conseguenza poche chiedono aiuto al ginecologo o all’ostetrica specializzata per una terapia specifica. Il sintomo principale dell’atrofia vaginale è la secchezza. Una scarsa lubrificazione vaginale può provocare a sua volta ulteriori sintomi, come bruciore vaginale, dolore durante i rapporti sessuali, a volte con un leggero sanguinamento, calo del desiderio sessuale, prurito, infezioni vaginali o del tratto urinario.

L’Atrofia Vulvo Vaginale è un disturbo che incide nella salute e nella sfera intima della donna

La vagina è un organo molto elastico, in quanto permette la penetrazione durante il rapporto sessuale e il passaggio del feto durante il parto. La vagina inoltre ha una lubrificazione naturale, data dal trasudato vaginale e dal muco cervicale, che varia in base alle fasi del ciclo mestruale. La lubrificazione, così come l’elasticità della vagina, è strettamente correlata agli ormoni, in particolare agli estrogeni, per questo i sintomi di secchezza vaginale sono strettamente correlati all’equilibrio ormonale. Un altro fattore che influenza l’elasticità vaginale è il parto. La distensione dei tessuti muscolari della vagina durante il passaggio del feto può infatti provocare una condizione di lassità con conseguenti problemi di recupero dell’attività sessuale. In questi casi può essere utile una riabilitazione del pavimento pelvico.

L’AVV è una condizione che non solo peggiora la percezione fisica che la donna ha di se stessa, ma è anche frequentemente associata a rapporti sessuali dolorosi (dispareunia). Ha quindi un forte impatto sulla vita relazionale, tanto che circa due terzi delle donne che soffrono di atrofia vulvo-vaginale evitano l’intimità con il partner proprio per questa ragione. Come sfatare questo tabù? Le donne vanno correttamente informate, affinché possano riconoscere i primi sintomi di questa patologia e quindi siano in grado di descriverli agli specialisti. Contestualmente lo specialista deve essere formato per riconoscere tali sintomi, ad associarli alle patologie legate alla menopausa e quindi a indirizzare le pazienti nei centri di riferimento affinché possano ricevere un trattamento adeguato. La comunicazione rappresenta dunque uno strumento fondamentale per poter demolire questi pregiudizi.

Il percorso terapeutico, con particolare attenzione alle pazienti oncologiche

L’AVV si presenta nel 70% delle pazienti con pregressa diagnosi di tumore al seno (ovvero il 20% in più rispetto alla popolazione sana) come effetto collaterale delle terapie oncologiche, che spesso includono anche trattamenti farmacologi endocrini responsabili della menopausa. Quando idratanti e lubrificanti vaginali non sono efficaci, la terapia estrogenica locale rappresenta la prima opzione di trattamento. Se non controindicata, è utile poiché l’assorbimento sistemico è limitato, non aumenta il rischio trombotico e ha un basso costo.

Tuttavia, per la diffidenza che le donne comunemente nutrono nei confronti della terapia ormonale, questa soluzione è difficilmente accettata e poco rispettata dalle pazienti: di conseguenza risulta scarsamente efficace. Un’ulteriore opzione farmacologica, non ormonale, è rappresentata dalla terapia con modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni (SERM) come l’ospemifene. Per le donne in cui l’utilizzo di terapie ormonali è controindicato vi sono inoltre trattamenti fisici come laser e radiofrequenze, che possono avere effetti benefici sui sintomi vulvo-vaginali e, di conseguenza, sull’attività sessuale.

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